Il Trattato del Ribelle di Ernst è un’opera affascinante e complessa, che si inserisce nel contesto della filosofia e della letteratura del Novecento. Pubblicato nel 1951, questo saggio rappresenta una riflessione profonda sulle dinamiche dell’individualità, della resistenza e della libertà in un mondo in continua trasformazione e spesso oppressivo.
Il Trattato del Ribelle, uno dei libri con cui ho passato, in gioventù e in solitaria, serate intense tra musica di sottofondo e aspirazioni ad una diversa idea di ribellione. Tra un Rivoluzione, discorso ai giovani, di Massimo Scaligero e una lettura di prosa evoliana (senza evoliani), insomma, animato dall’idea di approfondire il pensiero “controcorrente”, le mie letture erano sempre un viaggio.
Tra queste, Il Trattato del Ribelle, con la figura del waldganger, dell’esule che, hic et nunc, decide di passare al bosco in una opposizione al mondo moderno e tecnocratico del Grande Leviatano cui oppone “l’anarca” (non l’anarchico, si badi bene) ossia colui che pone la sua legge interiore come fondamento della sua esistenza, insomma, è stato un libro di palingenesi a schegge e lampi.
Il Trattato del Ribelle, trama e contesto
Ernst Jünger, veterano ed eroe della Prima Guerra Mondiale, studioso della natura e filosofo, figura complessa e contraddittoria del secolo scorso, uno dei promotori della congiura contro Hitler insieme a Von Stauffenberg che avviene il 20 luglio del 1944, utilizza la figura del ribelle come metafora per esplorare le tensioni tra l’individuo e il sistema, tra l’autenticità e l’alienazione.
La figura del ribelle non è solo un protagonista romantico, ma diventa un simbolo di resistenza contro l’omologazione e la modernità, vista da Jünger come una forza di oppressione che annebbia l’umanità. Attraverso le sue riflessioni, Jünger esamina il ruolo dell’individuo in una società che tende a sopprimere la creatività e l’autenticità, generando una crisi esistenziale.
Tematiche principali
Le tematiche trattate nel saggio sono molteplici e avvincenti. Una delle questioni centrali è la ricerca della libertà. Jünger esplora le modalità attraverso cui l’individuo può affermare la propria libertà in un contesto di coercizione sociale e ideologica. Il ribelle, secondo l’autore, non si limita a subire il mondo, ma agisce e si oppone, creando uno spazio di autonomia. La sua resistenza è fondata su una consapevolezza critica e su una volontà di affrontare le conseguenze delle proprie scelte.
Un altro aspetto importante è la critica all’industrializzazione e alla civiltà moderna. Jünger guarda con sospetto alla massa e al conformismo che essa genera, evidenziando come il progresso tecnologico possa disumanizzare l’individuo. In questo senso, la figura del ribelle si staglia come un faro di speranza in mezzo a un panorama dominato dalla meccanizzazione e dal disfacimento dei legami sociali.
Stile e struttura
Il linguaggio di Jünger è ricco e denso, una tempesta d’inchiostro e “d’acciaio”. La scrittura è caratterizzata da un’ampiezza di riferimenti culturali e storici, che arricchiscono la lettura e rendono il testo un crocevia di idee. La struttura dell’opera, alternante fra riflessioni filosofiche e racconti evocativi, permette al lettore di entrare in una profonda intimità con il pensiero dell’autore.
Attuale, perché?
Il Trattato del Ribelle è un’opera che trascende il suo tempo, ponendo interrogativi che rimangono attuali. In un’epoca in cui il tema dell’individualità e della libertà è più che mai centrale, Jünger offre uno sguardo incisivo e provocatorio.
La scrittura invita alla contemplazione e alla riflessione critica, spingendo il lettore a esaminare il proprio posto nella società e le modalità attraverso cui possiamo affermare la nostra identità contro le forze uniformanti del mondo moderno.
In conclusione, Il Trattato del Ribelle di Ernst Jünger è un’opera da leggere e meditare, che non solo intrattiene, ma stimola anche una profonda riflessione sulle questioni esistenziali e sociali. La figura del ribelle diventa così non solo un simbolo di resistenza, ma un’ispirazione a cercare la propria strada in un mondo che spesso sembra soffocare le voci autentiche. Questa è la vera forza del libro: la capacità di connettere il lettore con le proprie esperienze di resistenza e ricerca di libertà. In epoca di social e demenziali intelligenze, più o meno artificiali, rileggere il volume potrà stimolare un’autentica ribellione, controcorrente alle rivoluzioni manipolate dai poteri forti in mano ai grandi capitali.