Amelia Earhart, l’avventura del volo e dell’emancipazione femminile

La figura leggendaria di Amelia Earhart, le sue imprese fino alla misteriosa sparizione. L’aviatrice stava completando il giro del mondo quando il 2 luglio 1937 scomparve nel Pacifico senza lasciare traccia.

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Amelia Earhart, una delle figure più iconiche e affascinanti della storia dell’aviazione e dell’emancipazione femminile. Una storia che mi piace raccontare, come molte altre, in questo spazio dove si racconta anche di “visioni del mondo”.

Nata il 24 luglio 1897 ad Atchison, nel Kansas, Amelia Earhart si distingue fin da giovane per il suo spirito avventuroso e il desiderio di sfidare le convenzioni sociali del suo tempo. Crescendo, sviluppa un interesse per l’aviazione che la porterà a diventare non solo una pilota pionieristica, ma anche una simbolo per le donne e per tutti coloro che aspirano a superare le barriere con una “weltanshauung” capace di andare oltre molte banalità. Se fosse viva oggi, sicuramente, Amelia Earhart andrebbe anche oltre le paludi del politicamente corretto e del moralismo un tanto al chilo.

Il 28 dicembre 1920, a Long Beach, fa il suo primo volo come passeggera. Un’esperienza che cambia per sempre cambiato la sua vita. Come possiamo leggere ui Storica National Geographic: “Quando raggiunsi la quota di due o trecento piedi (tra i 60 e i 90 metri), seppi che dovevo volare”, avrebbe ricordato in seguito. Amelia con vari lavori raccoglie la somma necessaria alle lezioni di volo che le verranno impartite da Anita Snook, un’altra pioniera dell’aeronautica, e il 15 maggio 1923 diventa la sedicesima donna al mondo a conseguire il brevetto di pilota.

La svolta nella sua carriera di aviatrice arriva nel 1928, un anno dopo la prima trasvolata atlantica in solitaria di Charles Lindbergh. Amelia, con Wilmer Sturz e Louis Gordon, a bordo di un Fokker, è la prima donna ad attraversare l’Atlantico. Questo volo, dalla durata di circa quindici ore, la porta dall’Irlanda all’America, e viene realizzato in condizioni meteorologiche avverse. Durante questo viaggio, Amelia Earhart dimostra non solo la sua abilità come pilota, ma anche una determinazione e un coraggio straordinari, considerando i rischi implica nella navigazione aerea dell’epoca.

Il suo amore per l’aeronautica sfocia in un impegno costante per migliorare la sicurezza dei voli e per incoraggiare altre donne a intraprendere carriere nell’aviazione. Fonda, insieme ad altre donne, la “Ninety-Nines”, un’associazione di donne pilota che mirava a promuovere la partecipazione femminile nel campo dell’aviazione. Earhart fu anche un’attiva sostenitrice della parità di genere e utilizzò la sua notorietà per affrontare questioni sociali, promuovendo l’emancipazione e sostenendo i diritti delle donne.

La personalità di Amelia Earhart era complessa e affascinante. Non solo era una pilota straordinaria, ma era anche una scrittrice e un’educatrice. Pubblica diversi libri, tra cui “20 Hours, 40 Minutes”, che documenta il suo famoso volo attraverso l’Atlantico, offrendo una narrativa dettagliata delle sue esperienze. Attraverso i suoi scritti, cerca di ispirare le generazioni future a credere nei propri sogni e a non temere le sfide.

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Amelia Earhart stessa sarà un’innovatrice nel marketing dell’aviazione, utilizzando la sua immagine e il suo status per promuovere compagnie aeree e produttori di aerei, dimostrando la possibilità per le donne di occupare ruoli significativi anche nel mondo degli affari.

Dopo aver compiuto altri voli in solitaria – dalle Hawai alla California, da Los Angels a Città del Messico – Amelia Earhart si dedica alla pianificazione di una nuova grande impresa, la circumnavigazione aerea del globo seguendo la rotta equatoriale, la più lunga. L’aereo prescelto fu il bimotore Lockheed Electra e Fred Noonan avrebbe dovuto accompagnarla come navigatore.

Amelia e Fred decollano da Miami il 1 giugno 1937 facendo rotta verso est. Fecero varie tappe in Sud America, Africa, India e Indocina, arrivando a Lae, in Nuova Guinea, il 29 dello stesso mese. Avevano percorso circa 35000 chilometri e dovevano ora affrontare l’ultimo balzo attraverso l’Oceano Pacifico. Il 2 giugno decollano da Lae alla volta di Howland Island – a oltre 4000 chilometri – dove avrebbero dovuto fare tappa. Le tracce del Lockheed Electra si perdono circa 1000 chilometri dopo Lae e nonostante una mobilitazione senza precedenti di navi e aerei di soccorso, Amelia e Fred Noonan non vennero mai ritrovati.

Il suo spirito indomito e il suo amore per l’avventura determinerà anche uno dei misteri più grandi della sua storia: la sua scomparsa. Nel 1937, Amelia e il suo navigatore Fred Noonan intraprendono un ambizioso volo intorno al mondo. Durante una delle tappe, mentre sorvolano l’oceano Pacifico, il loro aereo scomparve il 2 luglio. Nonostante le ricerche che diedero esito negativo, il mistero delle circostanze della sua scomparsa (sembra la storia di Saint Exupery) ha affascinato storici, documentaristi e appassionati di aviazione per decenni, trasformando la pilota in una figura leggendaria.

Dopo la scomparsa della Earhart e di Noonan emersero molte teorie per spiegare l’accaduto. Due di queste risultano le più accreditate tra ricercatori e storici. Vediamole come vengono riportate da Wikipedia:

“Molti ricercatori ritengono che l’Electra, a corto di carburante, avesse effettuato un ammaraggio di emergenza e Earhart e Noonan fossero poi annegati. L’ingegnere aeronautico e navigatore d’aereo Elgen Long e sua moglie Marie K. Long hanno dedicato 35 anni alla ricerca di riscontri per la teoria dell’incidente e affondamento, che è una delle più accettate spiegazioni per la scomparsa degli aviatori. Il capitano Laurance F. Safford, della United States Navy, che era responsabile nel periodo tra le due guerre mondiali del Mid Pacific Strategic Direction Finding Net, la rete militare statunitense per la ricerca di informazioni dell’oceano Pacifico centrale, e quindi impegnato nella decodifica del codice crittografico utilizzato dai giapponesi PURPLE, poi utilizzato per l’attacco a Pearl Harbor, incominciò negli anni settanta un lungo studio sul volo di Earhart.

Nelle sue ricerche esaminò la complicata documentazione relativa alle trasmissioni radio dell’epoca, arrivando alla conclusione che si fosse trattato di un caso di scarsa pianificazione ed esecuzione ancora peggiore. Il contrammiraglio della US Navy Richard R. Black, che era il responsabile amministrativo dell’aeroporto sull’isola di Howland e presente all’epoca dei fatti nella sala radio dell’Itasca, dichiarò nel 1982 che l’Electra finì in mare all’incirca alle 10 del mattino del 2 luglio 1937 non lontano da Howland”.

Lo storico britannico dell’aviazione Roy Nesbit analizzò i resoconti dell’epoca e la corrispondenza di Putnam e concluse che l’aereo di Earhart non era stato completamente rifornito a Lae. William L. Polhemous, il navigatore del volo di Ann Pellegreno del 1967, che ripercorse fedelmente il volo di Earhart e Noonan, studiò le carte di navigazione del 2 luglio 1937 e ritenne che Noonan poteva aver commesso un errore di calcolo nel tracciare la rotta verso l’isola di Howland cercando di raggiungerla direttamente, invece di pianificare un avvicinamento ottimizzato per trovare la piccola isola dall’alto.

David Jourdan, un ex-sommergibilista ed esperto in recuperi oceanici, attraverso la sua compagnia di ricerche Nauticos ha effettuato una estesa campagna di ricerche sul fondo oceanico esplorando un quadrante di mare di 3100 km² a nord e a ovest dell’isola di Howland nel corso di due spedizioni nel 2002 e 2006, spendendo un totale di 4,5 milioni di dollari, senza trovare nulla. La zona delle ricerche Jourdan la ricavò dalle ultime coordinate trasmesse per radio dalla Earhart e dallo studio del lavoro di Elgen Long[49]. Jourdan concluse che “L’analisi di tutti i dati che abbiamo – carburante, chiamate radio e altro – mi dice che l’aereo finì in acqua lontano dall’isola Howland.”. George Palmer Putnam Jr., nipote di Earhart, pare avrebbe dichiarato che “l’aereo semplicemente finì il carburante”.

Subito dopo la scomparsa di Earhart e di Noonan, la marina militare statunitense, Paul Mantz e la madre della Earhart che convinse G.P. Putnam a effettuare una ricerca nell’arcipelago delle isole della Fenice[51], riportarono di comune accordo la convinzione che il volo fosse finito nelle isole della Fenice, ora parte dello Stato di Kiribati e a 560 km a sudest dell’isola di Howland.

Una teoria alternativa vede Amelia coinvolta in una missione di spionaggio. Secondo questa teoria, in una sosta erano stati potenziati i motori dell’Electra in modo tale che l’aereo potesse compiere una rotta più ampia, per arrivare a Howland nello stesso tempo che avrebbe impiegato viaggiando in linea retta. Questa teoria sostiene anche che furono montate delle potenti macchine fotografiche. Infine la trasvolatrice avrebbe poi simulato un’avaria in modo tale da permettere agli statunitensi di compiere le loro manovre. Il volo fu però compiuto di notte.

Esiste anche un’altra teoria, secondo cui Earhart sarebbe stata fatta prigioniera dai giapponesi con l’accusa di essere una spia e in seguito giustiziata. Una donna affermò di averle parlato via radio mentre era tenuta prigioniera. Un’altra donna fornisce un’ulteriore testimonianza su alcuni dialoghi scambiati con una presunta Amelia, aggiungendo di aver assistito al momento dell’esecuzione; afferma di aver taciuto per più di 30 anni temendo che, parlando di Earhart, avrebbe potuto essere arrestata.

Secondo il documentario della National Geographic Where’s Amelia Earhart? (2008), Amelia sarebbe stata prigioniera dei giapponesi con l’accusa di essere una spia e sarebbe morta giustiziata o per la dissenteria. Inoltre il documentario raccoglie numerose testimonianze, anche di soldati giapponesi che giurerebbero di aver incontrato Earhart prigioniera insieme con Frederick J. Noonan tra le isole Marshall e Palau. Un ex soldato statunitense di stanza in Pacifico, sempre nel documentario, ha giurato sulle sue due medaglie al valore, di aver trovato a Guam una cassaforte con all’interno una valigetta che conteneva documenti e mappe riconducibili sempre alla Earhart e di averli consegnati a un ufficiale ma di quei documenti non si è saputo più nulla. Secondo un’altra versione sarebbe sopravvissuta ai campi di prigionia e poi tornata in America sotto il falso nome di Irene Craigmile Bolam, trascorrendo una tranquilla anzianità, ma esami forensi nel 2006 hanno concluso che Bolam non è Earhart.

Nel 2017 secondo un’inchiesta di History Channel attraverso il documentario dal titolo Amelia Earhart: The Lost Evidence, questo trasmette una foto in bianco e nero dove sarebbero presenti Amelia Earhart seduta di spalle e vicino a lei un uomo di origine caucasica dalle sembianze di Noonan dopo la loro presunta scomparsa nell’atollo Jaluit, nelle isole Marshall, zona controllata a quel tempo dal Giappone.] Nei giorni successivi il blogger giapponese Kota Yamano, esperto di storia militare, ha screditato immediatamente la foto dopo aver trovato a sua volta in un archivio della Biblioteca della Dieta nazionale del Giappone la stessa immagine risalente al 1935, cioè due anni prima della loro scomparsa”.

Sono passati quasi 87 anni da quel 2 luglio 1937, quando Amelia Earhart, scompare a bordo del suo Lockheed 10-E Electra sorvolando le acque del Pacifico. Per quanto sia stato cercato, il velivolo non è mai stato trovato, o almeno, fino a quest’anno. La Deep Sea Vision, infatti, società di spedizione oceanica americana, avrebbe trovato l’aereo durante un’esplorazione. Le immagini del sonar, infatti, lasciano intravedere un oggetto che sembra proprio essere il mezzo sulla quale viaggiava Earhart.

L’eredità della figura di Amelia Earhart a perdura non solo attraverso le storie e i miti che circondano la sua vita e la sua scomparsa, ma anche attraverso l’impatto duraturo che ha avuto sul campo dell’aviazione e sulla lotta per i diritti delle donne. Amelia Earhart rimane un simbolo di audacia, innovazione e coraggio, non solo un’aviatrice, ma un’importante figura culturale che ha aperto la strada a tante donne che seguirono le sue orme, dimostrando che il cielo non è il limite, ma solo l’inizio.

Fonti utilizzate per la stesura di questo contributo:

Wikipedia

L’enciclopedia delle donne

Geopop

Storica National Geographic

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“Le corse in moto e il fastidio della modernità, il gusto della solitudine e il perdersi nella massa, l’ansia d’assoluto e il minuto mantenimento del presente, uomo del suo tempo eppure nato fuori tempo, asceta ed esteta”.