La storia del Comandante Nobile, del dirigibile Italia e della tenda rossa. L’epopea di ogni esploratore. Anche quando, testimonia sempre la speranza di dare vita ad un mondo nuovo e carpirne i segreti.
La globalizzazione non mi ha mai convinto. Da sempre scettico perché temevo che avrebbe coinciso con l’esportazione della povertà più che della ricchezza. Ma soprattutto non mi ha mai convinto l’idea di un pensiero unico, annichilente la ricchezza del mondo che da sempre coincide con la diversità.
E poi, in un mondo senza frontiere, il gusto di andare “oltre la frontiera”, come Balla coi lupi, “prima che essa scompaia”, la gioia dei giochi di bambino a fantasticare leggendo fumetti e storie di esploratori, mi sono sempre chiesto, dove poteva andare a finire? Probabilmente nel calderone spazzatura della voyeur tv e delle inutili chiacchiere sulle vite altrui nella loro finta “straordinarietà”.
Insomma, il mondo con le frontiere, per certi aspetti, era preferibile a quello dei “giochi senza frontiere” attuali dove a pagare sono sempre i più poveri. E poi le frontiere, con il gusto di oltrepassarle, ci consegnava a storie di esploratori, di trasvolate, di spedizioni, anche tragiche, ma su cui sognare sempre.
Come il mondo legato alle trasvolate in dirigibile. Ricordo ancora che, quando ero bambino, guardare al buio con la mamma passare davanti alle finestre il dirigibile della Good Year sotto Natale e sentire l’odore del freddo frammisto a quel ronzio rilassante mentre sulla pancia del pallone aerostatico prendevano forma disegni colorati a tema natalizio, beh, era un qualcosa di molto simile alla felicità.
In questo contributo, voglio raccontarvi la storia del Comandante Nobile e della tenda Rossa. Di un’epopea tragica in cerca di sogni di gloria dove ogni approdo coinvideva con la scoperta di un mondo nuovo.
Il Comandante Nobile: chi era
Il Comandante Nobile, di nome Umberto, nasce a Lauro, piccolo comune in provincia di Avellino, nel 1885. Il padre del Comandante Nobile risponde al nome di Francesco Nobile delle Piane, discendente di un ramo cadetto della nobile famiglia Delle Piane.
Nobile di nome e di fatto, Vincenzo rifiuta i Savoia perché fedele ai Borbone e perde il titolo aristocratico. La vocazione di casta si trasformerà, dunque, nel cognome di Umberto. Il futuro Comandante Nobile si laurea nel 1908 in ingegneria industriale meccanica all’Università di Napoli. Nel 1911 Nobile si sposta a Roma per seguire il corso di costruzioni aeronautiche presso il battaglione del genio militare. Nel 1916 progetta un nuovo dirigibile per l’esplorazione del mare, e diventa Direttore dello stabilimento militare nel 1919, carica che mantene fino al 1927.
Il Norge e il rapporto di Nobile con Amundsen
L’interesse del Comandante Nobile per i dirigibili lo conduce alla progettazione di macchine all’avanguardia. Sono gli anni della svolta. La sua fama è in aumento costante. Il 10 maggio del 1926, assieme all’esploratore norvegese Roald Amundsen, parte da Ciampino a bordo del dirigibile “Norge”, N-1, da Nobile interamente progettato.
Alle 9.30 del 10 aprile 1926 il Dirigibile Norge inizia il suo volo. Prima tappa a Pulham (Inghilterra), poi Oslo, Leningrado e Vadsø (Norvegia). Arriva il 7 maggio alle Isole Svalbard. Da qui, saliti a bordo anche l’esploratore norvegese Roald Amundsen e lo sponsor statunitense Lincoln Ellsworth, il Norge riprende il volo il giorno 11 maggio e arriva al Polo Nord il 12 maggio, alle 1.30, ora di Greenwich.
La spedizione prosegue verso l’Alaska e atterra due giorni dopo a Teller per le avverse condizioni atmosferiche. Una traversata senza scalo che supera i cinquemila chilometri, 5300 per la precisione.
Amundsen aveva tentato di raggiungere il Polo Nord con due idrovolanti nel 1925, ma senza successo. Il viaggio si trasformerà in una controversia tra Nobile e Amundsen, per decidere a chi spetti il merito della riuscita della spedizione. Una volta tornato in Italia Nobile viene promosso da Mussolini a maggior generale del Genio Aeronautico.
Il Comandante Nobile e la seconda spedizione: il dirigibile Italia
In seguito all’impresa del Norge, il Comandante Nobile decide quindi di riprendere l’esplorazione polare in dirigibile, questa volta con una squadra tutta italiana. Sono le premesse per una forte propaganda di regime. La spedizione viene organizzata dalla Reale Società Geografica Italiana con il supporto della Regia Aeronautica che mette a disposizione il dirigibile N4.
Il programma prevede, sotto l’egida del Comandante Romagna, anche numerose ricerche scientifiche (di fisica terrestre, di mareografia e di mappatura dei fondali e delle coste) che vengono sviluppate in collaborazione con l’Istituto Idrografico della Marina. La comunicazione viene affidata al giornalista del Corriere della Sera Cesco Tomaselli che coprirà la spedizione grazie allo speciale sistema di radiotelegrafia della missione.
Alla spedizione partecipa anche un gruppo di alpini al comando del capitano Gennaro Sora che poi sarà protagonista delle operazioni di soccorso successive al disastro del dirigibile Italia.
I tre voli
L’Italia parte da Ciampino il 19 marzo 1928. La prima sosta viene effettuata a Baggio, vicino Milano, da dove riprende il volo il 15 aprile. Il viaggio prosegue poi verso la Baia del Re (in norvegese “Kongsfjorden”, un fiordo situato nell’isola di Spitsbergen, una delle isole Svalbard) dopo due tappe intermedie.
L’esplorazione prevede tre voli con partenza e rientro a Ny-Ålesund (dove oggi l’Italia ha la Base Artica “Dirigibile Italia” a guida del CNR). Il primo volo si svolge l’11 maggio, interrotto dopo poco per condizioni atmosferiche difficili. Si riprende il 15 maggio, l’esplorazione dura 3 giorni. Il percorso dura quattromila chilometri, sorvolando l’Austria ed effettuando rilievi significativi con apparecchi tecnologici all’avanguardia.
Il terzo volo rappresenta il momento tragico dell’esplorazione del Dirigibile Italia. Con l’intento di raggiungere il Polo Nord, il viaggio parte il 23 maggio con 16 persone a bordo. Senza dimenticare l‘immancabile cagnolina Titina al seguito del Comandante Nobile.
Il disastro e la Tenda Rossa
L’ambito limite geografico viene raggiunto alle 00.24 del 24 maggio 1928. Dalla verticale del punto vengono lanciate una croce benedetta da Pio XI e una bandiera dell’Italia. Il dirigibile non riesce ad effettuare l’atterraggio perché le condizioni del tempo sono avverse e lasciano presagire quanto avverrà successivamente.
A tragitto quasi del tutto completato, quasi in vista delle isole Svalbard, il dirigibile Italia si schianta sui ghiacci per cause mai totalmente accertate. Una violenta tempesta durata 30 ore fa perdere quota al dirigibile che precipita sul ghiaccio.
La cabina di comando rimane incastrata sul ghiaccio con dieci uomini (Nobile, Zappi, Mariano, Viglieri, Biagi, Behounek, Malmgren, Cecioni, Trojani, Pomella morto nell\’impatto) e Titina, la cagnetta del generale, mentre il resto del dirigibile (l\’involucro con l\’idrogeno e la grande trave chiglia sottostante contenente gran parte del carico), reso più leggero, riprende quota portando con sé altri membri dell\’equipaggio destinati a scomparire per sempre (Pontremoli, Arduino, Ciocca, Lago, Alessandrini e Caratti).
Le operazioni di soccorso
I superstiti, sbalzati dall’aeronave, rimangono sul lastrone di ghiaccio in movimento. Sono circondati dai materiali caduti nell’impatto oltre a quelli gettati dall’aeronave come la radio, del cibo e la tenda. Tenda che successivamente verrà dipinta di rosso per facilitare l’avvistamento dei soccorritori ed entrerà nella leggenda come La Tenda Rossa che in realtà era argento, (da vedere il bellissimo film del 1969).
Nobile riporta gravi ferite a un braccio e a una gamba, al punto da dover essere sistemato in un sacco a pelo, dove rimane fino all’arrivo dei soccorsi. Viene attivata la stazione radio per inviare un primo breve SOS, ma un guasto tecnico impedisce la comunicazione fino al giorno successivo. Sarà solo il 9 giugno che la stazione radio della nave d’appoggio Città di Milano riesce a captare il segnale dei naufraghi che intanto hanno trovato riparo in una tenda progettata per 4 persone.
L’arrivo del Krassin
Nobile viene tratto in salvo dal comandante svedese Lundborg con un piccolo aereo e contro la sua volontà. Gli altri membri dell’equipaggio vengono salvati successivamente dal rompighiaccio Krassin il 12 Luglio 1928 dopo sette settimane sul pack. A capo della squadra di soccorso sovietica, Rudol’f Lazarevič Samojlovič.
Processo al Comandante Nobile
Nobile verrà accusato di imperizia e comportamento vile. Un giurì d\’onore, convocato su richiesta dello stesso Nobile, non si pronuncia sulle cause tecniche ma si esprime in maniera particolarmente severa. La figura umana e professionale di Nobile, soggetto anche ad una violenta e spesso ingenerosa campagna stampa, ne esce compromessa. Passerà il resto della sua vita a spiegare i motivi della sua scelta.
Amareggiato dall’atteggiamento italiano nei suoi confronti si dimette dall’Aeronautica nel 1929 e abbandona l’Italia nel 1931 per partecipare alla spedizione artica del rompighiaccio Malyghin. Si trasferisce in Unione Sovietica l’anno successivo dove collabora al progetto del dirigibile URSS W6 OSOAVIAKHIM, (che si schianta nel febbraio 1938). Rientrato nel novembre 1936, nel 1939 emigra negli Stati Uniti dove le sue capacità di progettista vengono apprezzate e imiegate. Rientra in Italia dopo il 25 luglio 1943.
Deputato della Costituente
Nel 1945 chiede e ottiene di rientrare nei ranghi dell’Aeronautica Militare. Viene promosso al grado di maggior generale del genio aeronautico. Dal giugno 1946 al gennaio 1948 è deputato all’Assemblea Costituente, eletto come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano, secondo al solo Togliatti.
Durante i lavori dell’assemblea costituente Nobile è autore, assieme a Gustavo Colonnetti e a Giuseppe Firrao, dell\’emendamento che porterà all\’affermazione, nell’articolo 9 della Costituzione, che la Repubblica promuove la ricerca scientifica e tecnologica.
Il 27 Dicembre 1966 viene insignito dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Muore a Roma il 30 Luglio 1978. Una storia con diverse luci ma non priva di ombre ma che è sempre bello poter raccontare per poter riflettere su tutto il fascino del Polo Nord, della regione Artica e di un mondo che, almeno una volta, era in larga parte tutto da esplorare.