Da Bassano a Sutri, passando per la Casa di Emme

Il racconto di una domenica alternativa al mare, da Bassano Romano a Sutri, tra natura, amicizia, buon cibo e antiche tracce di civiltà.

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Da Bassano a Sutri, passando per la Casa di Emme

Una domenica tra arte, natura, cultura e un carnevale a sorpresa.

Una domenica come tante. Ma di sole che urla primavera. Invece di andare al mare, preso d’assalto come da consuetudine con i soliti “disinvolti di mente” che parlano di temperatura estiva con bagno annesso, ecco, per evitare gli “OPG diffusi” del litorale, ci dirigiamo verso Bassano Romano. A pochi chilometri da Roma, per evitare caos e code e cercare di dare alla giornata il tono di un autentico relax. Prima di arrivare a Bassano Romano, dopo qualche chilometro piacevole di Cassia Bis, si svolta a sinistra, poco prima di Sutri. La strada è curvilinea e attraversa boschi e le consuete schiere di noccioleti, tipiche della Tuscia e mi riportano subito al mio bisnonno Ismeno, di Carbognano, che molte volte ci regalava sacchi ricolmi di nocchie su cui ci avventavamo armati di schiaccianoce e avidità divoratrice.

Bassano Romano è un piccolo paese che mi fa pensare alla descrizione iniziale del film celeberrimo con Alberto Sordi: “strade, stradette, la piazza”. Dopo aver parcheggiato, scopriamo, con malcelata sorpresa che, nonostante sia la prima domenica di Quaresima, a Bassano il “Re carnevale” non è ancora morto. Prevista, infatti, per le 12, sfilata di carri allegorici e maschere al seguito. Bassano è gradevole. Edilizia prevalentemente “tufacea”, come da peculiarità “etrusca”. Entriamo in chiesa a fianco del Municipio e c’è la messa. L’omelia del parroco è incentrata sulla Massoneria su cui si diletta a scagliare diversi anatemi. Ci manca la scomunica e qualche citazione “pidduista” e il gioco è fatto. Un prete curioso, insomma, che attrae la mia attenzione.

Nel frattempo si è fatta ora di pranzo e ancora qualche passo, prima che lo stomaco richiami all’ordine. Un tentativo di “golpe” gastronomico è in atto. La fame si impadronisce del “Ministero del corpo e dell’anima” e innalza bandiera di vittoria. Stop alle peregrinazioni, facciamo rotta sul ristorante. E qui entra in gioco il nostro amico Marco che merita un discorso a parte.

Marco, di professione informatico, ha un grande hobby che sfoggia con più accurata professionalità di un vero tour operator. Accomunati dalla medesima visione “dopo Covid” sui ristoratori (ovvero vogliamo premiare quelli onesti e seri e mi fermo qui), Marco svolge un compito fondamentale per noi. Quando usciamo in “passeggiata”, nulla è lasciato al caso. Soprattutto la parte del pranzo. Si mette e leggere recensioni in maniera accurata e approfondita, analizza con perizia matematica e stila il suo decreto legge “panza sicura”: prenota e ci ritroviamo senza il dilemma di trovare un posto dove mangiare col rischio di rimanere appesi alle folle e alle file dei locali pieni.

Questa volta, a Bassano, ha trovato La casa di Emme che, personalmente, ho apprezzato parecchio. Piatti curati e anche “tipici”, locale in stile birreria tirolese, personale a gestire giovane e con tanta voglia di fare, quindi gentilezza e cortesia. Un grande camino acceso al centro della sala, frequentato “mirabile dictu” da gente educata che non smarrona e riesce a parlare anche a toni decento senza urlare nemmeno stesse alla borsa di New York e, sorpresa finale, un conto che rende degno di un ritorno in loco: con 20 euro a persona mangiamo da saziarci tutti.

Terminato il pranzo, optiamo per una digestiva passeggiata, direzione Sutri con il suo parco regionale, l’anfiteatro e palazzo Savorelli. A pochi chilometri da Bassano, è l’ideale per rilassarsi nel verde tra grotte antichissime a schegge di civiltà passate. Mentre ci dirigiamo all’automobile, “il carnevale impazza” e i carri passano sulla via accompagnati dai bassanesi mascherati. I più belli, una famiglia così agghindata: papà stile Banda Bassotti con tanto di mascherina nera e mamma con figlia da simpaticissime Minnie.

Arrivati al piazzale antistante l’anfiteatro, iniziamo la nostra camminata. L’aria è davvero primaverile (non estiva). Gente tranquilla che “coglie l’attimo”. Tanti cagnolini che si beano dell’erba fresca che per loro è l’anticamera del Paradiso, di sicuro l’incarnazione della gioia.

L’anfiteatro romano di Sutri è interamente scavato in un banco tufaceo posto di fronte al paese. Dispone di due ingressi: quello verso l’attuale via Cassia è notevolmente rovinato dal crollo della galleria d’accesso e delle gradinate. L’arena è circondata da un podio, elemento di separazione tra cavea e arena. Lungo il podio dieci porte immettono in un deambulacro coperto che termina presso i due ingressi. (Qui orari e informazioni).

Saliamo più in alto e possiamo ammirare non solo il belvedere con l’anfiteatro dall’alto e il “bosco sacro” ma anche la bellissima Villa Savorelli con il giardino all’italiana. Appartenuta a numerose famiglie patrizie, che si sono succedute, Villa Savorelli ha subito secoli di trasformazioni che hanno esaltato la funzionalità degli spazi, il gusto architettonico ed artistico dei proprietari che si sono succeduti nel tempo. ne vale veramente la pena di passeggiare nei suoi giardini.

Intanto si chiacchiera, si riflette, ci si confronta. Mentre facciamo ritorno verso il parcheggio possiamo anche ammirare la giuncheta del parco e sentire il profumo di una primavera che scalpita (sull’inverno che non c’è mai stato). Come si dice a Roma, “s’è fatta una certa” e optiamo per il ritorno. Una giornata così, tra amicizia, natura, arte e cultura, quell’essenziale che è nutrimento e terapia contro il mondo che non ci piace.

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IL NORDKAPPISTA

“Le corse in moto e il fastidio della modernità, il gusto della solitudine e il perdersi nella massa, l’ansia d’assoluto e il minuto mantenimento del presente, uomo del suo tempo eppure nato fuori tempo, asceta ed esteta”.