Da Marta fino a Tolfa, curva dopo curva

Il piacere di un itinerario di quasi 300 chilometri che vi porterà alla scoperta della Tuscia tra campagna, montagne mare e lago. Oltre a tanti deliziosi borghi.

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Da Marta fino a Tolfa, curva dopo curva

Un itinerario che si può fare in una mattinata. Marta, sul lago di Bolsena, la Tuscia e poi sbucare sul mare, per arrivare a Tolfa e alla valle del Mignone con un “accenno di Sardegna”.

Ieri giornata ideale per “sgranchire” le ruote e immergere il volto nel vento. Si parte di buon mattino, come sempre. L’appuntamento tra Brunilde e Ronzinante, il “Benellone” del mio amico Maurizio e sulla Cassia Bis, alla piazzola dopo la prima galleria, ritrovo di molti motociclisti, quella che io definisco la piazzola della “monnezza” nonché simbolo dell’umanimalica creanza.

Si punta alla strada Tuscanese per la prima sosta che bagneremo con un caffé, immersi nel silenzio della campagna inframezzato solo da qualche uccellino o collega biker che percorre la stessa strada. La Cassia è sempre rilassante, il traffico particolarmente ridotto con piacevole sorpresa.

Dopo una settantina di chilometri circa, arriviamo, in un apoteosi di campi e profumi a Borgo Rio Secco presso la chiesa di Sant’Antonio per la prima “fermata”. Si chiacchiera mentre Brunilde e Ronzinante sciolgo i muscoli d’acciaio dei loro petti possenti. Si riparte e si attraversa la strada che porta a Tuscania con gli alberi che sembrano inchinarsi al passaggio come sul Piccolo Buddha all’incedere del giovane principe Siddartha. L’effetto è inebriante.

Arrivati a Tuscania si punta su Marta, incantevole borgo sul lago di Bolsena. Anche in questo caso, strada silenziosa e poco trafficata che è un piacere agguantarla col le mie Pirelli Scorpion Traill II. Arrivati a Marta, sosta con selfie di rigore mentre Maurizio si “rolla” la sua consueta sigaretta, sigaretta e non canna si badi bene.

Marta, in provincia di Viterbo, è un piccolo borgo di pescatori che vive con le sue case colorate sulla riva del suo lago: il lago di Bolsena. Ci troviamo nella parte alta della Tuscia, a circa 300 metri sul livello del mare. Sono circa 3.500 gli abitanti che vivono questo pittoresco villaggio e godono del suo lago.
Un borgo che ama vivere nella quiete e nella calma, che regala piacevoli momenti in tutte le stagioni dell’anno, grazie al suo clima mite e alla sua ottima cucina. Qui pesce fresco e vino doc sono di casa, e a noi, questo, piace. Marta, insomma, è un borgo davvero da visitare.

Si riparte e si decide di fare rotta su Montalto di Castro per sbucare sul mare e fare la costa tra Civitavecchia, Santa Marinella, Santa Severa per ammirare il sole che si riflette sulle specchio d’acqua. Ho qualche perplessità perché temo il traffico del sabato, soprattutto passando per Civitavecchia.

Vinti gli indugi, mi accorgerò più avanti di aver fatto bene perché, con piacevole sorpresa, il codazzo di automobili è privo di “mordente”. In più la giornata dal punto di vista delle temperature è ideale. Un giugno fortunatamente fiacco, fino ad ora, non soffoca e abbatte le buone intenzioni.

Costeggiando il mare, arriviamo prima di Santa Severa. Girando a sinistra come per prendere l’autostrada, in realtà, bisogna proseguire verso Tolfa. Fino a poco fa, la strada che passa nella valle del Mignone, era chiusa al traffico. Essendo più dissestata della politica ai tempi nostri, qualche lavoro sul manto stradale è stato fatto e in alcuni tratti si procede senza sobbalzare troppo.

I Monti della Tolfa sono una serie di colline di origine vulcanica che fanno parte dell’Antiappennino Laziale, delimitati a ovest e a sud dalla costa tirrenica compresa tra Civitavecchia e Santa Severa, a est dai Monti Sabatini e a nord dal fiume Mignone e dai Monti Cimini.

Qui le curve abbondano, in certi punti sembra di attraversare la Sardegna interna più bella. Per motociclisti e ciclisti, questa strada è una vera delizia. Rircordo qulche decennio fa, un pomeriggio d’inverno in cui non avevo voglia di studiare per uno dei miei esami a Storia delle Religioni, presi la mia Tenéré 600, rigorasamente con serbatoio maxi colorato in bianco e rosso, e puntai su Tolfa, alle 17 di pomeriggio e a fine novembre.

Nel buio pesto della stessa strada, illuminata dal faro giallo come era una volta, arrivo e in mezzo alla strada mi trovo una mamma ginghiale con i piccoli. Pot pot pot e passo a lato con il motore al minimo con una certa apprensione. Ma quel faro giallo a illuminare la notte… degno di una canzone di Lucio Battisti. Ricordi fine anni Novanta.

Tornando a noi, cuirva dopo curva, arriviamo a Tolfa, paesino celebre per le borse che negli anni Settanta ti marchiavano indelebilmente. Come indossare un paio di Ray Ban a goccia, per la parte avversa. Io preferivo “Caterina va in città”, né con gli uni, né con gli altri.

Il Centro Storico è molto caratteristico. Un insieme di vicoletti e piazzette davvero unici, con panorami piacevoli. Meglio partire da Piazza Vittorio Veneto, detta anche Piazza Nuova. Da questo punto, grazie ad un’ampia balconata, è possibile ammirare una buona parte della campagna tolfetana e nei giorni di cielo limpido si può scorgere Roma e gli Appennini. Una delle altre tappe da fare assolutamente se si vuole visitare Tolfa è il Polo Culturale, che comprende il Museo civico archeologico di Tolfa, la Biblioteca comunale e l’Archivio storico comunale “Giuseppe Cola”.

Passata Tolfa, proseguiamo ancora con le curve e arriviamo sulla Braccianese Claudia per fare ritorno a casa. Alla fine di questa “sinuosa” giornata, i chilometri percorsi saranno 280. In una mattinata. Per scoprire, alla quasi soglia dei 60 anni in arrivo tra pochi giorni, che andare in motocicletta rende non solo più giovani ma soprattutto fortunati nel far parte di un viaggio che chilometro dopo chiloemtri diventa più “consapevole”. Del bello che c’è intorno a noi e che abbiamo la fortuna di scoprire in sella.

Foto: Due Ruote In Viaggio.

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IL NORDKAPPISTA

“Le corse in moto e il fastidio della modernità, il gusto della solitudine e il perdersi nella massa, l’ansia d’assoluto e il minuto mantenimento del presente, uomo del suo tempo eppure nato fuori tempo, asceta ed esteta”.