In moto per la Tuscia, con il vento in faccia

Attraverso la Tuscia in motocicletta. Per scoprire ogni volta come fa bene stare in sella, con il vento in faccia e in direzione del sole.

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In moto per la Tuscia, con il vento in faccia

Ho un debole per la Tuscia. Per le sue strade, per quella campagna con lo sguardo che punta al mare e che profuma di secoli, di Etruschi, misteri e tombe dove l’attesa dell’aldilà era conviviale. Per tutti questi motivi, un giorno a settimana, impegni o no, mi metto a cavallo della mia GS 1250 Adventure, Brunilde per me e per chi la conosce e punto il volto nel vento. Per lasciarmi tutto alle spalle e guardare alla Cassia Bis prima che diventi Cassia.

Se a questo sito ho dato il nome Munimentum, una linea di protezione, da ciò che non mi piace del mondo, un cerchio, come il logo che, lo rappresenta, che si traduce nella mia trincea, una delle mie linee di protezione preferite è proprio la mia motocicletta.

Per me andare in moto e percorrere le strade della Tuscia (anzi Etruria) è un pò come l’altra mia profonda passione, quella del camminare. Mi “disintossico” da quel vivere che se a tratti diventi faticoso, basta un rettilineo per dare gas e la vita si raddrizza, dopo qualche curva che fa venire il mal di stomaco.

Esco, di buon mattino, rigorosamente tuta e stivali, casco, ben collegato ad interfono e telefono, inutile dirlo, amo la tecnologia perché sì mi “disallineo” ma per diversi motivi voglio rimanere calato nella realtà e procedo verso Sutri.

Già all’imbocco della Cassia Bis, strada che ho percorso in 15 anni di lavoro come redattore e coordinatore in una nota casa editrice che poi però ha chiuso i battenti, dopo aver fatto benzina al solito distributore che ormai è come andare da amici, Roma me la lascio alle spalle. In tutti i sensi. Col suo frastuono caciarone e automobilistico.

Amo fare le stesso cose, sì, sono un abitudinario. Come un gatto di razza. Il nuovo mi sta sulle palle. Sono pure conservatore ma rivoluzionario. Nel senso che conservo se c’è da conservare. Altrimenti, via, e tanti saluti. Percorrere la Cassia mi solleva dall’ansia. Vado generalmente non nei giorni festivi.

Non voglio vedere nessuno, solo il muso della mia moto e il suo rombo. Nemmeno mi fermo per un caffé. Me lo porto in un thermos e me lo godo dove il paesaggio mi avvolge.

Non stacco il sedere dalla sella se per un attimo, adoro macinare chilometri, non fermarmi, mangiare e passeggiare. O peggio, stare im combriccola. Per il motociclismo è attività solitaria, come il nuoto che pratico. In due già si sta stretti, come in corsia, in tre, è una scampagnata.

Attraverso la bellissima Sutri, coi suoi mitrei, cimiteri immersi nel silenzio, rigorosamente dico un Eterno riposo e mi faccio il segno della Croce per ricordare chi non c’è più ma guarda. Poi arrivo a Capranica, passo Cura di Vetralla, Vetralla per prendere al bellissima strada Tuscanese.

Mi immergo nel paesaggio, nelle colline, nelle campagne. Per fermarmi, poco prima di Tuscania e prima di qualche chilometro che percorrerò nel bosco di faggi che ti accarezza il casco, a quella che io chiamo la chiesetta dei Magnifici Sette. Sì, mi ricorda il villaggio di Cris e i suoi cavalieri.

Poi la bellissima Tuscania, me la giro per le strade circostanti per arrivare, dopo la Orte-Civitavecchia, facendo ben ruggire il boxer, a Monteromano.

Monteromano mi è caro. Ci feci un campo d’arma pochi giorni prima di congedarmi come Lanciere di Montebello. Ho un ricordo vivido di quando arrivai, un giorno d’inverno, infreddolito, al tramonto. Da lontano, nella campagna, una colonna di Leopard con i fari accesi che rientravano dalle esercitazioni. Un rombo apocalittico e il tramonto fiammeggiante. I contrasti della vita.

Poi, come piace a me, attraversando ruderi e acquedotti, da lontano balugina la supeficie lucida del mare. Tarquinia e poi Civitavecchia, Santa Marinella, la sua bellissima costa per un attimo a guadare il Castello di Santa Severa.

Non rientro a casa mai per l’Aurelia, troppo scontata. Giro in direzione Sasso, Manziana e Tolfa. Altra bellissima strada. Sembra di essere in Sardegna, ambiente selvaggio e rude, come piace a me. Per poi ricongiungermi alla Braccianese, un ultimo pugno di curve e puntare verso Cesano per riprendere la Cassia Bis e fare ritorno.

Alla fine i chilometri che percorrro in una mattinata sono quasi 300. Nutro l’anima e il motore. Per tutto il resto, c’è solo da riprogrammare una nuova uscita. La giornata si risolve e il pomeriggio sono pronto per tutto il quotidiano vivere.

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IL NORDKAPPISTA

“Le corse in moto e il fastidio della modernità, il gusto della solitudine e il perdersi nella massa, l’ansia d’assoluto e il minuto mantenimento del presente, uomo del suo tempo eppure nato fuori tempo, asceta ed esteta”.

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