José Ortega, il Cilento e Matera: un legame “d’arte”

Le case-museo di Bosco nel Cilento e di Matera, sono due ottime occasioni per un viaggio tra arte, cultura, storia e natura.

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José Ortega, il Cilento e Matera: un legame "d'arte"

Patria della cultura eleatica, culla della dieta mediterranea, terra di Hemingway: sono solo alcuni dei titoli assegnati al Cilento nel corso degli anni. Non è un caso che questa straordinaria parte d’Italia sia stata scelta da tanti artisti che la elessero a seconda patria. Tra questi, anche il pittore e scultore José Ortega. A Bosco e a Matera, le due case-museo che lo celebrano.

Cilento, terra autentica, di buon cibo, caratterizzata dall’accoglienza e prediletta da molti artisti. Il Cilento è uno dei luoghi d’Italia e della Campania più belli e vale la pena visitarlo sia per la bellezza dell’entroterra sia per le sue coste. A confine con la Basilica e completamento incluso nella provincia di Salerno, il Cilento vanta numerosi luoghi di interesse turistico e culturale.

Basti pensare all’area archeologica di Paestum con i suoi templi greci ancora intatti per comprendere quanti secoli di storia sono alle spalle del Cilento. Una storia caratterizzata dal contatto con civiltà e culture molto diverse, che hanno lasciato ognuna una testimonianza profonda nella tradizione locale.

Se il mare del Cilento è limpido e lambito da una sabbia finissima, a pochi chilometri troneggiano le vette delle Dolomiti del Mezzogiorno, un esteso complesso montuoso che, in alcuni punti, supera i 1.700 metri. Gli insediamenti umani che punteggiano il territorio sono quasi tutti di origine antichissima, alcuni simili a presepi con centri di poche centinaia di abitanti tra santuari, monasteri e antichi manieri. 

Il Cilento, posto tra il Golfo di Salerno e il Golfo di Policastro, è stato nominato Patrimonio dell’Umanità Unesco in quanto paesaggio culturale di straordinario valore, testimonianza di insediamenti che risalgono a 250.000 anni fa.
Il Parco Nazionale è diventato anche un’area Riserva della Biosfera Mab dell’Unesco ed è stato iscritto nella rete dei Geoparchi Unesco grazie alle bellissime e numerose grotte carsiche.

La Certosa di Padula, nell’altopiano di Vallo di Diano, è degna di nota perché è il più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale ed è ricco di tesori artistici.

Forte il legame tra il Cilento e il pittore spagnolo José Ortega, allievo di Picasso e grande amico di Sandro Pertini, che nel piccolo borgo di Bosco trascorse gli ultimi anni della sua vita. José Ortega fu esponente di quel realismo pittorico che caratterizza l’opera di molti pittori italiani, come il Guttuso, Migneco, Cantatore e Guerricchio.

Fu definito il pittore del mondo contadino (chissà come avrebbe dipinto la “rivolta” dei trattori) per la sua costante attenzione alle classi più umili che hanno sempre ispirato il suo lavoro; il poeta spagnolo Rafael Alberti, prendendo spunto dai Segadores di Ortega a cui dedicò la poesia Ortega de segadores, inventò il termine ortegano per indicare le condizioni di oppressione vissute dai contadini spagnoli.

José Ortega, innamoratosi del Cilento, vi comprerà casa nel 1980, a Bosco, dopo aver lasciato la città di Matera ed essere ritornato per un breve periodo in Spagna. A proposito del Cilento dirà: Qui sono venuto a costruire un pezzetto di libertà. Lavorare in queste terre, significa osservare e imparare costantemente, per portare poi con noi qualcosa di veramente puro e genuino che valga la pena di aver assimilato.

Ci sono dei momenti nella vita dei popoli, in cui gli artisti sentono che un’arte a contenuto rivoluzionario è una necessità. Quindi non più l’arte per l’arte. Noi poeti, musicisti, pittori, noi creatori d’ arte…contro coloro che predicano il disimpegno e l’evasione…sentiamo che il popolo ha bisogno di forme artistiche che chiamino all’unione per restituire libertà e democrazia al paese“.

A Bosco il Pintor ritroverà parte dello spirito della sua Spagna. “Sto bene con voi, perché qui ho trovato un’angoscia ed una miseria che sono quelle della mia gente. Perché i colori sono quelli della mia terra. Sono rimasto perché la pelle dei braccianti è scura e secca, come quella dei contadini spagnoli”.

Il 18 marzo 2011 è stato inaugurato il Museo Casa Ortega sempre nella piccola frazione cilentana. Il borgo deve il nome alla natura boschiva del territorio in cui sorgeva, divenne Villa S. Pietro, quando nel secolo XVI Pio IV lo unì in commenda al Capitolo di S. Pietro Apostolo in Vaticano e in seguito Borgo di S. Giovanni a Piro, quando a quest’ultimo fu annesso dopo i moti Cilentani.

All’entrata del paese si possono ammirare le famose maioliche che raffigurano i moti rivoluzionari risorgimentali del 1828 avvenuti a Bosco. L’opera di José Ortega (del 1980) rievoca il triste epilogo della rivolta conclusasi con l’incendio del piccolo borgo cilentano.

Nei pressi della piazzetta, dove spicca un bel portale in pietra sormontato da uno stemma in marmo bianco e protetto da un portico con arco a sesto acuto, troviamo il museo Casa Ortega. Il palazzo ottocentesco, fino agli anni ’60 sede della scuola elementare, dal marzo del 2011 ospita una mostra permanente dei lavori in cartapesta del pittore spagnolo.

Appena entrati nel giardino di Casa Ortega si percepisce subito una presenza “artistica”. Morbidi archi e ceramiche caratterizzano il giardino dove il pittore era solito dipingere. Dalle cantine, trasformate dall’artista nel suo laboratorio personale, fino al secondo piano ,un susseguirsi di opere d’arte si apre agli occhi dei visitatori.

Forte il legame del pittore anche con Matera. Nel 2014 è stato inaugurato nella casa in cui visse, nei Sassi di Matera, un museo laboratorio a lui dedicato, Casa Ortega.

Il progetto della Casa di Ortega, realizzato dalla Fondazione Zètema di Matera, è stato ideato con il duplice intento di documentare la presenza a Matera del grande artista spagnolo Josè Ortega e di favorire la riscoperta e la valorizzazione della tradizione artigiana locale.

La Casa di Ortega è situata nel Sasso Barisano in via San Nicola del Sole, asse viario che segue il perimetro delle antiche mura della città.

Il palazzo, risalente al XVII secolo, fu costruito su un antico fortilizio longobardo in una posizione dominante e di grande suggestione ambientale. L’immobile, a seguito delle leggi di risanamento dei Sassi, fu svuotato dei suoi originari abitanti ed è stato per oltre trent’anni disabitato e non utilizzato.

Negli anni Settanta venne in parte acquistato da Josè Ortega e, dopo la sua morte, i suoi eredi hanno autorizzato la donazione del palazzo alla Fondazione Zétema con il vincolo di destinazione museale. Ora grazie al progetto di recupero è stato restituito ad una qualificata funzione culturale e salvato dal degrado e dall’abbandono.

Le aree espositive ospitano le opere realizzate da Ortega negli anni Settanta, durante il suo soggiorno a Matera, e da lui affidate agli amici del Circolo La Scaletta. Si tratta di venti bassorilievi policromi che compongono le due serie narrative “Passarono” e “Morte e nascita degli innocenti”.

Ortega eseguì questi pannelli in collaborazione con i maestri artigiani materani utilizzando in modo innovativo l’antichissima tecnica della cartapesta e sono proprio queste produzioni pittoriche a costituire il filo conduttore del progetto che vuole mettere in evidenza l’importanza del legame tra arte nobile e antichi mestieri.

Per rimarcare il rapporto, gli ambienti, suddivisi secondo un’ideale destinazione d’uso domestica (sala da pranzo, camera da letto, soggiorno, cucina), sono impreziositi da arredi e decorazioni realizzati da artigiani locali.

In questa prospettiva svolgono un ruolo di primo piano le produzioni ceramoplastiche dell’artigiano materano Giuseppe Mitarotonda che è stato uno stretto collaboratore di Josè Ortega. Vale la pena, insomma, di programmare un bel “tour” nel Cilento e in Basilicata per visitare le case-museo di José Ortega. A questa Italia non manca nulla. Almeno dal punto di vista paesaggistico, culturale e artistico.

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“Le corse in moto e il fastidio della modernità, il gusto della solitudine e il perdersi nella massa, l’ansia d’assoluto e il minuto mantenimento del presente, uomo del suo tempo eppure nato fuori tempo, asceta ed esteta”.