Lazio da scoprire: cosa vedere vicino Roma

Il Lazio che non ti aspetti. I dintorni di Roma ospitano sorprese. Per mettere insieme arte, storia e mistero, e anche un bel giro in moto.

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Lazio da scoprire: cosa vedere vicino Roma

Non distanti da Roma si trovano luoghi inaspettati, capaci di proiettare il visitare in atmosfere dove si rincorrono storia, arte, fantasia, scienza. Dall’alchimia ai simboli esoterici, dalle opere d’arte più originali ospitate in location improbabili fino agli angeli, ecco cosa non perdere nel Lazio. Una buona occasione per sgranchire gambe e ruote.

Lazio delle meraviglie. I dintorni di Roma spesso ospitano sorprese inaspettate, ed alcune offrono al visitatore la possibilità di intrecciare arte, storia e mistero, rincorrendo leggende e avventure. Come nel caso di Anagni, dove un celebre edificio ha ospitato anche Dante Alighieri, come testimonia una targa: si tratta di Casa Barnekow, dal nome del barone svedese, pittore e alchimista, che vi si stabilì nella seconda metà dell’Ottocento. Inserita nel circuito delle Dimore Storiche del Lazio, risale al Medioevo e si dice che sia un portale magico per accedere al mondo del sacro, del soprannaturale e dell’eterno.

Parliamo di un meraviglioso esempio di architettura medioevale che merita di essere visitata per l’eccezionale valore artistico: gli affreschi e le lapidi, opera dello stesso barone, decorano la facciata e bisogna soffermarsi con attenzione al loro contenuto, frutto di un lavoro durato 25 anni. Rappresentano infatti un documento unico della simbologia esoterica, un concreto esempio di quella che in passato era considerata la scienza principale, ovvero l’alchimia.

Per conoscere più a fondo la storia del barone Alberto Barnekow e la sua scienza alchemica basta visionare le illustrazioni e i reperti che sono disposti all’interno della casa, che spiegano i simboli esoterici e religiosi che sono mescolati negli enigmatici affreschi e nelle iscrizioni in varie lingue delle lapidi. Tutto questo sembra sia stato il frutto di allucinazioni e visioni del barone, appassionato di esoterismo.

Rimanendo in tema e spostandosi dopo Rieti, il centro storico di Rivodutri ospita un arco solitario ornato di strane sculture ed iscrizioni, posto di fronte ad un piccolo giardino, completamente estraneo agli edifici circostanti: ecco la Porta Alchemica, che leggenda sia legata alla pratica delle cosiddette scienze occulte. Ci sarebbero infatti incise indicazioni preziose per la trasformazione in oro di ogni materiale o per l’elevazione spirituale allo stadio nobile dell’individuo vile.

I simboli planetari sono associati ai metalli, piramidi, cerchi, iscrizioni in latino ed ebraico e una stella a sei punte, il sigillo di Re Salomone. Nella Porta Alchemica ricorrono molti dei simboli classici della cultura esoterica, tra cui spicca la figura di Mercurio (Hermes), primo agente della Pietra Filosofale.

Di tutt’altra storia la nave imperiale cinese che si scorge tra gli alberi del primo bosco didattico del Lazio. All’interno della Tenuta di Sant’Egidio si erge imponente uno splendido monumento marmoreo, copia perfetta della nave imperiale, ridotta in scala 1:3, costruita nel 1895 per il 60° compleanno dell’imperatrice della Cina tuttora ancorata sulle sponde del lago Kunming, nel Palazzo Imperiale d’Estate a Pechino.

La sua esotica presenza tra gli alberi della Tuscia si deve all’incontro, negli Anni Sessanta, del noto imprenditore Eugenio Benedetti con l’Ultimo Imperatore Pu Yi, grazie al quale consolidò un’intensa collaborazione per l’estrazione di marmo pregiatissimo sui monti Hebei e Honan aprendo in territorio cinese 34 cave. In occasione del suo 75° compleanno Benedetti ricevette 100 tonnellate del marmo bianco, utilizzato cosi per la costruzione della nave e la sua collocazione è davvero particolare, all’interno delle mura dell’antica Chiesa della Santissima Trinità che è sprovvista di tetto.

Tornando a Roma, punto di partenza per andare alla scoperta delle tante attrazioni note e meno note del Lazio, un luogo imperdibile e piuttosto originale è il Cimitero Acattolico nei pressi della Piramide Cestia. E’ un cimitero particolare perché qui vi sono ospitati nella pace solenne persone di ogni razza, paese, lingua ed età. A renderlo ancora più unico è il fatto che si tratta di uno dei luoghi di sepoltura tuttora in uso tra i più antichi d’Europa, con il suo utilizzo che risale al 1716. Hanno qui trovato il riposo eterno oltre 4000 persone tra inglesi, tedeschi, americani, scandinavi, russi, greci, anche qualche cinese e alcuni rappresentanti dei altri paesi orientali.

Vanta la presenza di scrittori, pittori, scultori, storici, archeologi, diplomatici, scienziati, architetti e poeti, alcuni di fama internazionale come i poeti John Keats e Percy Bysshe Shelley, le cui tombe sono meta di pellegrinaggio per tanti inglesi, o quella del figlio di Goethe, del pittore russo Karl Brullo e di Andrea Camilleri. Storia e fede si sposano in un connubio indissolubile ed il Cimitero Acattolico è diventato simbolo di artisti e poeti che, non professando la religione cattolica, hanno qui trovato comunque una degna sepoltura varcando ogni confine e religione.

Vi possono trovare infatti tombe appartenenti all’Islam, allo Zoroastrismo, al Buddismo o al Confucianesimo. Le iscrizioni sono in più di quindici diverse lingue comprese lituano, bulgaro, ceco-slavo, giapponese, russo, greco e avestico. Simbolo indiscusso di questo luogo magnetico è l’Angelo del Dolore, una statua realizzata dallo scultore statunitense William Wetmore Story, qui sepolto con un figlio e la moglie alla quale dedicò l’angelo piangente.

Per chi si trova a Roma ed ha voglia di continuare a vivere emozioni intense, la scelta giusta per il soggiorno è allEtich Borromini, un’antica dimora storica disegnata dal Borromini, che si apre agli ospiti mettendo a disposizione un palazzo unico al mondo. Si dorme infatti sotto affreschi seicenteschi, consumando la colazione davanti alla fontana dei Quattro Fiumi del Bernini al suono delle campane della torre della chiesa di Sant’Agnese in Agone. Gli affacci delle camere su Piazza Navona e sui tetti di Roma spaziano dalla cupola del Pantheon a San Pietro, per un sogno che sembra non avere mai fine.

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IL NORDKAPPISTA

“Le corse in moto e il fastidio della modernità, il gusto della solitudine e il perdersi nella massa, l’ansia d’assoluto e il minuto mantenimento del presente, uomo del suo tempo eppure nato fuori tempo, asceta ed esteta”.