Montagna Spaccata, tra leggende e natura che toglie il respiro

Dove si intrecciano leggende, misteri e una sfavillante natura. Il racconto di una giornata passata in motocicletta e qualche consiglio utile.

Visualizzazioni: 194

Facebook
Twitter
WhatsApp
LinkedIn
Montagna Spaccata, tra leggende e natura che toglie il respiro

La Montagna Spaccata è sicuramente uno dei luoghi più suggestivi di Gaeta. La magia delle tre fenditure del promontorio e della natura circostante creano un effetto indimenticabile.  

Decido di puntare su Gaeta direzione Montagna Spaccata in una giornata ideale per abbinare lavoro e reportage mototuristico. Per arrivare a Gaeta, un consiglio: evitare la Pontina. Meglio autostrada fino a Frosinone, poi, passato il caos della zona industriale, immergersi nella Strada regionale dei Monti Lepini.

Non solo perché nei dintorni tra Priverno e la splendida Abbazia di Fossanova, avrete di che deliziarvi. Ma anche perché, per chi va in motocicletta come facciamo noi alla ricerca di reportage e racconti, la strada dei Monti Lepini è davvero esaltante. Inoltre, non fatevi mancare una sosta per l’acquisto di ottimi prodotti caseari. La strada è ricolme di “botteghe artigiane” che propongono mozzarelle e formaggi.

Torniamo alla Montagna spaccata. Dopo aver percorso la Strada dei Monti Lepini e aver attraversato un tratto di Via Flacca, ci ritroviamo a fare “Coast to coast” dalla bellissima Sperlonga fino a Gaeta. Il tratto di strada che si affaccia sul mare merita una sosta ed è un incanto percorrerla in moto.

Altro consiglio: due o tre gallerie, prima di arrivare a Gaeta, sono di quelle a cui bisogna prestare molta attenzione. Prive di illuminazione, in alcuni tratti si rischia di andare come ad occhi chiusi. Entrando in galleria dal sole accecante, soprattutto in estate, l’effetto è pessimo. Insomma, andare piano e tenere alta l’attenzione.

Poco prima del Lungomare di Gaeta, si trovano con chiarezza le indicazioni per la Montagna Spaccata e il santuario della Santissima Trinità. Classica stradina in mezzo al bosco, per approdare al parcheggio davanti al ristorante La Garitta di cui vi dirò dopo, perché merita un capitolo a parte. Lasciata la moto, uno sguardo al mare dal belvedere che è il parcheggio e ci si incammina in direzione del santuario.

Lungo la stradina, bancarelle artigiane propongono ceramiche e simpatici souvenir. Per me, sosta d’obbligo per chiedere se hanno il classico adesivo (spesso introvabile perché non più di moda) da appendere come una medaglia al Valor Militare (Ordine dei cavalieri dell’On the road) alle valigie della mia BMW Adventure. Brunilde ama essere “decorata al valor militare” che è quello dei chilometri che macina.

In una giornata lavorativa la gente c’è ma è poca, ideale per godere della suggestiva atmosfera della Montagna Spaccata. In teoria, ci sono degli orari di entrata (ve li rimando a questo LINK) e noi temiamo di non essere arrivati in tempo. Invece, magicamente, è tutto aperto e fruibile. Siamo stati fortunati.

La Montagna spaccata è un luogo che racchiude in sé un vero e proprio itinerario. Di quelli destinati a rimanere indelebili. Il Santuario della SS. Trinità, costruito nell’XI secolo e affacciato sul Monte Orlando, è rinomato nella storia perché qui vi pregarono numerosi pontefici, tra cui Pio IX, sovrani, vescovi e santi, tra cui Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto Maurizio e San Filippo Neri.

La straordinaria bellezza del luogo e la suggestiva atmosfera hanno reso internazionale la fama della Montagna Spaccata, tanto d’essere meta di continui pellegrinaggi per i fedeli.

Il santuario è sede dei missionari del P.I.M.E. Su di esso venne realizzata una piccola cappella dedicata al Crocifisso (sec. XIV) con all’interno la tomba del generale napoleonico Alessandro Begani, comandante della Piazzaforte di Gaeta nell’assedio del 1815. Salendo sulla piccola cupola si può ammirare lo strapiombo su cui si trova.

Arrivando ve lo trovate sulla sinistra rispetto all’entrata per la Montagna Spaccata. Sembra una piccola chiesa messicana di quelle che non avrebbero sfigurato in un film come I Magnifici Sette. magari difesa dal nostro Chris (Yul Brinner) e i suoi “pistoleros”.

Il complesso della Montagna spaccata si incastona nel contesto di tre fenditure della roccia. Segue una scalinata di 35 gradini, che conduce alla profonda, suggestiva fenditura centrale, che, secondo la tradizione cristiana, si sarebbe formata alla morte di Cristo.

La leggenda vuole che San Filippo Neri avesse vissuto all’interno della Montagna Spaccata dove esiste un giaciglio in pietra nota ancora oggi come “Il letto di San Filippo Neri”. Nel 1434 un probabile terremoto determinò la caduta di un grosso macigno che si incastrò all’interno di una delle fenditure del monte: su questa venne eretta una cappella, da cui si può godere di uno splendido colpo d’occhio, sia sul mare circostante, che sull’altissima falesia di oltre 150 metri visibile dalla terrazza.

Lungo le pareti della roccia, è possibile ammirare i riquadri in maiolica delle postazioni della Via Crucis, in parte restaurate, risalenti al 1849 e attribuite a S.Bernardino da Siena, contenenti i versi del Metastasio.

Lungo la scalinata che porta nelle viscere della montagna, lungo la stretta spaccatura di roccia, sulla parete di destra troverete un distico latino con a fianco la cosiddetta “Mano del Turco”, la forma di una mano (le cinque dita nella roccia) che, secondo la leggenda, si sarebbe formata nel momento in cui un marinaio turco miscredente si era appoggiato alla roccia che miracolosamente divenne morbida sotto la sua pressione formando l’impronta della mano.

Una scritta in latino, posta al fianco della mano, cita: “Un incredulo si rifiutò di credere ciò che la tradizione riferisce, lo prova questa roccia rammollitasi al tocco delle sue dita”. Quando a “dare la linea” non erano i social ma altre aspirazioni.

Il percorso prevede anche la visita della suggestiva “Grotta del Turco”, a cui si arriva dopo circa 300 scalini (ora la si vede senza poter accedere fino alla spiaggia di sassi sottostante) collegata sia ad un’antica tradizione religiosa secondo cui venne alla luce al tempo della morte di Cristo, quando si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme, sia a diverse credenze popolari.

Visto il contesto naturale, non è da escludere che nella grotta, nei tempi del Medioevo, siano approdate navi di pirati saraceni che trovavano rifugio tra le fenditure di questo strategico promontorio, pronti ad attaccare di sorpresa le navi in transito, al fine di depredarle dei loro carichi.

Alla fine del percorso si trova anche il giaciglio in pietra, dove soleva ritirarsi in meditazione S.Filippo Neri.

Un luogo così caratteristico non poteva non portare con sé numerose leggende. La prima è quella dell’amore fra Etele e Giordano, una storia antica e drammatica quanto drammatica (Ecco il LINK per conoscerla meglio). La leggenda racconta che dove oggi c’è la Montagna Spaccata una volta vivevano delle bellissime Anguane, donne ammalianti che vivevano di notte, soggigando gli uomini cantando e danzando sotto la luna.

Decidiamo di terminare in bellezza la nostra “escursione”. Un pranzo veloce nel ristorante La Garitta che abbiamo davvero avuto modo di apprezzare.

La Garitta nasce il 16 Luglio 1977, dalla volontà ed iniziativa di Gennaro Di Domenico e della sua famiglia, il nome prende spunto dall’omonima garitta, avamposto di guardia, utilizzata dai militari durante la seconda guerra mondiale per difendere le antiche polveriere. Dai ruderi di una volta, è stata ripresa e ricostruita sul disegno originale.

Inizialmente la mamma di Gennaro, Elisa, cucinava gustosissime pizze per i pellegrini che arrivavano dalle zone limitrofe e da tutta Italia per visitare e pregare nel santuario della S.S. Trinità, conosciuto anche come santuario della Montagna Spaccata, mentre il nonno, Cosimino, maestro vetraio, si occupava di dar loro refrigerio vendendo bevande fresche.

Gennaro, giovane e brillante ragioniere, con il tempo, ha pian piano trasformato La Garitta, grazie anche al prezioso aiuto dei figli: Paola, Stefano, Gabriella, Giovanni ed Emmanuele e l’instancabile mamma Olga, da tipico ristoro all’aperto, in un caratteristico ristorante situato in una delle più belle e panoramiche zone di Gaeta.

Attualmente gestito dai figli, da più di 30 anni il Ristorante Pizzeria Bar ‘La Garitta’, continua ad essere un punto di riferimento non solo per quei pellegrini che ancora visitano la Montagna Spaccata ma per tutta la comunità gaetana. Se ne capisce bene il motivo.

Oltre, ovviamente alla consigliatissima visita al centro storico di Gaeta si può visitare tutto il comprensorio del Parco Regionale Urbano del Monte Orlando, dove sono incluse le visite alla Grotta del Turco, alla Montagna Spaccata e al Santuario della Santissima Trinità. Vi consiglio, inoltre di completare la gita con una visita a Itri, al Santuario della Madonna della Civita e alla vicinissima Formia.

Foto: Germana Ferrante e Daniele Del Moro.

Facebook
Twitter
WhatsApp
LinkedIn

POTREBBERO INTERESSARTI

IL NORDKAPPISTA

“Le corse in moto e il fastidio della modernità, il gusto della solitudine e il perdersi nella massa, l’ansia d’assoluto e il minuto mantenimento del presente, uomo del suo tempo eppure nato fuori tempo, asceta ed esteta”.